E’ inizio settembre quando decidiamo di dare il via all’iniziativa web popular di elezione della Gelateria 2010 di Roma più amata dai nostri lettori. Detto-fatto: in qualche giorno si parte. E tra i crescenti accessi al sondaggio, i commenti dei lettori e l’inaspettato numero di voti arrivano “Vincitori e Vinti” in fatto di gelato.
Il sondaggio sembra essere finito: almeno nella forma. Nella sostanza – ripercorrendo l’accaduto – ci riscopriamo “testimoni inconsapevoli” (prendiamo in prestito un titolo dello scrittore Gianrico Carofiglio) di un ardito botta e risposta, che con questo post passa dalla nostra mente alla discussione aperta.
Una “piccola” iniziativa che ci ha sollecitato “grandi” interrogativi…
- Qual è l’identità del gusto sul Web? Prendiamo a ispirazione quanto accaduto con il sondaggio. L’andamento – in tutta la durata – si presenta come una vera staffetta con curiosi passaggi di testimone. Nelle prime battute regna incontrastato il ricordo “storico-popolare” (Fassi in testa). Poi un colpo di coda lascia prevalere la tendenza di questi anni: il gelato naturale e l’attenzione alle materie prime (ottimamente rappresentati – per diversi giorni primo in classifica – da uno dei precursori la Gelateria De’ Gracchi e dalla famosissima Fatamorgana). Poi il sopravvento di una gelateria (sconosciuta o quasi alle critiche web) mix “sincero” di bottega di quartiere e ottimo rapporto qualità/prezzo (I Mannari). Trend confermato dalla seconda classificata Gori Gelato che – con la sua personalità comunque distinta – ci sembra condividere lo stesso mix di valore.
Verrebbe da dire…gusto web ancora in cerca di identità… - Ma qual è oggi l’ingrediente “magico” del successo? L’età anagrafica e l’esperienza sul campo? La freschezza delle materie prime? I metodi di lavorazione? La posizione e la raggiungibilità del locale? La capacità di tessere relazioni? Si…di tutto questo un po’: ma non sposta l’ago della bilancia. La vicinanza e la cura del cliente (anche quando diventano virtuali) quelle si. Ci è bastato osservare la forte tenacia con cui i fan facebook si sono mobilitati (per I Mannari) e l’altrettanto profonda attenzione con cui – sui social network (oltre che nella bottega) – i proprietari curano i rapporti con loro. E non è che fossero i quasi 1.000 di Fassi (per citarne uno)…parliamo di un numero inferiore (circa la metà).
Verrebbe da dire…da “il cliente che paga ha sempre ragione”…a “il cliente vuole interagire e l’ascolto è d’obbligo”… - Il Web è davvero utile con i giudizi e le votazioni “popolari” su food e dintorni?
I “navigatori” sembrano pensarlo. Lo chiedono con gli innumerevoli interventi con cui dicono la loro…e poi è quasi impossibile rilevare un giudizio statistico di insieme senza smarrirsi.
I ristoratori e gli addetti ai lavori sembrano “non curarsene” più di tanto. Interessante la recente discussione sui “consigli ai ristoranti italiani dopo le vacanze all’estero” avviata da Minimarketing e ripresa da Dissapore. Pochi hanno davvero compreso la vera opportunità di valorizzazione che il web e i social offrono. E così le presenze spesso sono solo “di moda” (la pagina facebook viene creata perche “deve” essere creata) e poco importa se si è solo figuranti. Per non parlare dei casi in cui non è disponibile un banale indirizzo email. Twitter poi è fantascienza!
La stampa web “arranca”. Possibile che – seppur di nicchia – alle diverse notifiche inviate sul sondaggio del gelato nessuno abbia reagito, anche solo rispondendo che non gli sembrava di loro interesse? Ma ci sarà qualcuno dietro i contatti email delle testate web?
Verrebbe da dire…non c’è tempo da perdere…
E ora…diteci la vostra…
Cari redattori di TR,
mi voglio presentare.
Mi chiamo Giuseppe e sono un’artigiano.
Forse questa professione può sembrare non “à la page”, ma è esattamente ciò che io sono. E ne sono fiero.
La mia non vuole essere una lettera polemica o pretestuosa, ma vorrebbe dissipare alcune “ombre” che sembrano essere venute fuori dopo che il mio locale è risultato il preferito nel vostro sondaggio.
Sembrerebbe che tale votazione abbia sovvertito l’ordine precostituito nella mente di alcune persone.
Vi voglio confidare una cosa, negli ultimi ventitré anni mi sono occupato di gelato, ho lavorato con gelatieri amati dai vostri lettori, ho prodotto quintali di gelato in gelaterie da voi stimate. Nel 2006 la Sen. Loredana De Pedris della Commissione Agricoltura e produzione agroalimentare del Senato mi ha conferito l’attestazione di stima “per la tutela della produzione alimentare tipica e tradizionale” ed indicatomi come “artigiano alimentare di eccellenza”. Potrei continuare a snocciolare attestazioni e riconoscimenti, magari dati semplicemente in privato da “guru” del gusto.
Quindi non sono uno che non abbia una propria identità.
Al contrario di ciò che avviene per il gelato artigianale, il quale non riesce ad essere univocamente regolamentato tramite un disciplinare che non lasci dubbi di alcun genere.
Forse perché alcuni gelatieri pensano che se si avesse un disciplinare univoco, da cui risulti ciò che si può definire gelato artigianale, il loro prodotto ne resterebbe tagliato fuori.
Ed allora assisteremmo alla moria di vedove del gusto che scoprirebbero, che il “loro” tanto amato gelato è fatto con latte U.H.T, che le ricette vengono create da un software che si è sostituito all’artigiano, che si può far passare per artigianale un gelato venduto in più punti ma fatto da persone diverse con la stessa ricetta. Ma se in tutti i punti è stato fatto da un gelatiere diverso come può essere così “uguale” e nello stesso tempo definirsi artigianale?
Sembra però che questa domanda i “ben pensanti” del gelato non se la siano mai posta.
A me non serve dire ai miei clienti che utilizzo cioccolato della ValRhona per farmi “bello”, non mi serve dire che uso solo materie prime di pregio, latte di alta qualità, pistacchio di Bronte, che non utilizzo maltodestrine, grassi vegetali ne conservanti.
Tutte queste cose sono di corollario al prodotto, sono più per la vanità del gelatiere che vengono citate.
Mi spiace leggere che sono stato scelto per un tam tam mediatico, è vero curo il cliente e lo rispetto, ma null’altro.
Pensate ero in Francia quando mi è arrivata la segnalazione di
TR e no ho fatto altro che effettuare un link sulla pagina della gelateria e su quella dei fan, che a dispetto di quanto da voi scritto non sono “4 gatti” ma quasi, nel totale, 500 persone.
Con questo vi voglio dire che una recensione del mio locale in cui viene citato il “biscotto”, un gusto fatto mediamente ogni morte di Papa, od il “Fior di Pistacchio” omettendo che è fatto con un fior di latte bufala, mi sembra quanto meno un poco superficiale.
Forse se ci aveste visitato più volte, avreste trovato gli svariati tipi di cioccolato che creo, dall’equatoriale a quello al caramello,
il pinolo puro, lo zabajone artigianale, il pistacchio di Bronte, i vari gusti alla ricotta (esclusivamente siciliana), la crema di uovo come si faceva una volta o tutto quello che pare a voi.
Io non faccio gli stessi gusti ogni giorno, non sono serializzato, creo gelato.
Sono un’artigiano. Fiero.
Giuseppe Bassanelli
Titolare della gelateria I Mannari
Caro Giuseppe,
ci fa molto piacere leggere il tuo intervento con questo commento sincero e “fiero”. Peraltro ci auguriamo che Tavole Romane con il tempo possa diventare anche un punto d’incontro tra gli appassionati e chi lavora con dedizione ed entusiasmo nel settore gastronomico. Ciascuno per portare il proprio punto di vista e le proprie opinioni.
Ci fa meno piacere il fatto che ti sia sentito chiamato in causa proprio su punti che abbiamo tentato di evidenziare come vincenti: le botteghe di quartiere (“artigianali”), l’attenzione per la qualità a un prezzo competitivo e la cura dei clienti (anche tramite il web). Sono infatti questi aspetti che – almeno secondo noi – sono stati decisivi per alcuni risultati del sondaggio.
Probabilmente nel tentativo di generalizzare su come è percepito il cibo dal mondo web non ci siamo espressi al meglio. Cogliamo l’occasione di questo commento per alcuni chiarimenti, dovuti a te e agli altri lettori interessati all’argomento. Abbiamo fatto anche alcuni aggiornamenti al post (spiegati qui sotto) sperando di evitare altre incomprensioni.
– Ricerca di una “identità”: non si riferisce alla tua gelateria – non lo abbiamo mai pensato – ma al “gusto web”, inteso come giudizio sintetico e complessivo tratto dai contributi di chi partecipa a discussioni che ruotano intorno al cibo. Ora è specificato in modo più chiaro.
– “Tam tam mediatico”: non abbiamo evidenziato questo come fattore chiave, bensì la “cura del cliente” e l’attenzione nei suoi confronti…che ai giorni di oggi passano inevitabilmente anche per web e social network. Anche rileggendo il punto 2 ci sembra chiaro e non vuole sminuire il successo ottenuto. Freschezza delle materie prime, metodi di lavorazione, ecc. li abbiamo citati e sicuramente sono aspetti rilevanti ma non così decisivi forse perchè “basilari” per una clientela attenta e informata.
– Superficialità della nostra recensione: prima di tutto chiariamo che scriviamo “racconti” di esperienze ed emozioni che proviamo nei locali e non “recensioni” che lasciamo agli esperti addetti ai lavori. Condividiamo che sarebbe meglio visitare più volte un locale prima di raccontarlo, spesso lo facciamo e scriviamo degli aggiornamenti a uso di tutti. Nel tuo caso siamo tornati sabato scorso (sempre in anonimato) e puoi star certo che torneremo e ne scriveremo ancora. A volte invece non ci è possibile riprovare l’offerta ma i commenti consentono a tutti i lettori che conoscono il locale di aggiungere il proprio punto di vista. Diamo un giudizio soggettivo – su cui si può essere d’accordo o meno – ma non si può dire che siamo arroccati sulle nostre opinioni.
– Popolazione di clienti web: non avevamo notato anche il gruppo facebook sulla tua gelateria, abbiamo corretto il post ma il concetto non cambia visto che anche 500 “fan” sono meno di tante altre realtà del settore (per citare un altro esempio la Gelateria Cristiano all’AXA ha più di 2000 fan facebook). Volevamo dire che contano più la cura e l’ascolto per i clienti dei numeri assoluti…è una sorta di “qualità più importante della quantità”, non solo sul prodotto. Abbiamo eliminato Il Gelato di Torcè come riferimento avendo un numero di fan fb paragonabile a quello de I Mannari.
– Aggiungiamo che – riflettendoci meglio, ma del resto la distinzione è sottile – anche Gori (secondo classificato) secondo noi rientra nella categoria “mix sincero di bottega di quartiere e ottimo rapporto qualità/prezzo” (abbiamo modificato di conseguenza il post)…ripetiamo che è un’accezione positiva e speriamo non arrivi un commento “piccato” anche da loro che abbiamo scoperto e frequentato tanto in quest’estate 2010…
Interessante infine il tuo spunto sul gelato “artigianale” e ci fa piacere se altri – più o meno esperti – vorranno condividere il loro pensiero.
A breve avremo l’occasione di far conoscere meglio il tuo gelato ai nostri lettori…e siamo certi saprai accettare di buon grado sia gli elogi sia le critiche che ne potranno derivare 🙂
Non so a voi, ma a me è venuta una voglia matta di gelato… 🙂
Andiamo a provarlo…
Ciao,
Mario
Eh si anche a noi 🙂
Seguici caro Mario che potrebbe arrivare a breve una bella sorpresa per i lettori di Tavole Romane che hanno voglia di gelato…
Oggi non posso passare, ma le parole così entusiaste di Giuseppe e leggere come lavora e come pensa mi hanno convinta.
Abito dalla parte opposta di Roma ma passerò presto. E’ aperta di domenica?
Si la domenica è aperta
Ciao!!!
Che piacevole sorpresa sabato!!! Ci dirigiamo ai Mannari, gelateria piccina ma piena di gusti!!! 🙂
ci sono dei lavori in corso al palazzo soprastante quindi in questo periodo c’è un impalcatura che non aiuta la visibilità della gelateria! Ma passiamo ai super gusti!!!
Abbiamo assaggiato: Fior di Nutella, vera e propria nutella pura sul gelato!!! :))) Cannella, davvero buona, Pistacchio di Bronte, gusto forte e deciso, Nocciola Piemonte, fantastica!!!
Gentilissimo il personale sia con noi che con tutti i clienti…
Ah quindi sei stato al concerto degli U2 Giuseppe? 🙂
ciao,
Mario