In principio era la napoletana, poi venne la romana. La dicotomia che attraversa la tradizione pizzaiola italiana è composta da scuole di pensiero che raramente trovano spazi di intersezione. È proprio tra i due filoni gastronomici che si colloca con ambizione la pizza di Spiazzo.

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Martedì sera, in occasione di un evento, siamo stati ospiti del locale recuperato dagli edifici degli ex Mulini Biondi. L’estetica è quella del bistrot contemporaneo con tavolini ravvicinati distribuiti tra spazio interno ed esterno, arredamento curato benché minimalista e ambienti ben illuminati.

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La prima delle due sale si sviluppa intorno al lungo bancone con vini, liquori e distillati da sorseggiare al bar o sul divanetto – in attesa di accomodarsi al tavolo – o direttamente abbinati al pasto: il mixologist, a tal proposito, saprà consigliarvi degli accostamenti particolarmente armonici.

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Parallelamente alle proposte del cocktail bar troviamo una selezione di birre artigianali variegata e in continua evoluzione. La tap list annovera pilsner, IPA, APA, Belgian ales, bock, tutte provenienti da diversi birrifici.

Una volta seduti al tavolo abbiamo provato i saporiti supplì nella variante alla carbonara e alcuni “lingotti”. Il nome di questi fritti, che rimangono piacevolmente croccanti e asciutti (tanto da ungere a malapena i sottofritti in carta paglia), è dovuto alla loro forma squadrata e al colore dorato della doppia panatura a grana grossa di pane fatto in proprio. Particolarmente meritevole a parere di chi scrive è il lingotto al brasato, interessante anche quello alla parmigiana di melanzane. Il terzo lingotto assaggiato si ispira ai chicken nuggets, ma intende applicare il concetto in chiave italiana: il fritto, ripieno di coscia di pollo aromatizzata al timo, è servito con una maionese pastorizzata alla quale limone e rosmarino conferiscono una cifra mediterranea.

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La voglia del team di Spiazzo di misurarsi con la tradizione traspare anche e soprattutto dalle scelte in fatto di pizza. Il dialogo tra canone e innovazione è ben argomentato da ingredienti freschi, per la maggior parte tipici, ma raramente utilizzati per condire la pizza e dalla particolarità dell’impasto ibrido: altamente idratato, lavorato e cotto nel forno elettrico come quello di una pizza in teglia, ma steso alla napoletana.

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Pizze e focacce sono servite già in spicchi alla maniera newyorkese – e di altre pizzerie ‘gourmet’ romane – e si dividono in classiche, tipiche e “spiazzanti”. La spiazzante alla pizzaiola di manzo con salsa alla cicoria rivisita un classico della cucina campana, più nella presentazione che nel sapore, molto avvolgente e vicino a quello di un panino alla carne. Leggendo gli ingredienti della English breakfast – fonduta di cheddar, guanciale croccante, patate viola, uovo e prezzemolo – potremmo paventare una digestione travagliata, ma la leggerezza dell’impasto concede spazio di manovra a topping ricchi e fantasiosi quanto questi. La spiazzante al cavolo nero e primo sale è arricchita dal gusto agrumato della salsa di pomodorini confit e perfettamente bilanciata dalla sapidità delle alici marinate.

A fine pasto indulgiamo alla tentazione del tiramisù al matcha, dal sapore delicato quanto sorprendente.

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Dolci, bevande e pizze spiazzanti si collocano in una fascia di prezzo leggermente superiore alla media. Competitiva, invece, la proposta dell’aperitivo (a 13 €) comprensivo di focaccia mista e due birre artigianali.

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Crediti immagini: Benedetta per Tavole Romane, tutti i diritti riservati.