Lazzaroni di quà, Lazzaroni di là: a fine febbraio girovagando in rete – quel pezzo di rete particolarmente vicino alla Roma ghiotta – era alquanto probabile inciampare nella notizia. E già, si scorgeva  un gran vociare sulla Gatta di nuova generazione. Si avete capito bene, la Gatta quella mangiona di via Ozanam a Monteverde; perchè la pizzeria I Lazzaroni nasce appunto dalla collaborazione di Giancarlo Casa (patron della su citata) e Massimiliano Ceccarelli dell’ex pizzeria a taglio La Tomatina. E ora direte…Beh ne scrivete dopo tutto questo tempo?! Ormai ci è presa così: la prova e la riprova dopo lo sfogo-post del primo periodo ci piace, oltre a parerci un po’ più vicino alla resa rispetto a quello che fa percepire l’entusiasmo dell’apertura. A dire il vero comunque è già qualche settimana che siamo transitati per la prima volta in zona Lazzaroni (Appio Latino per intenderci), la prima domenica sera di apertura, ma poi – un po’ come era successo per la Trattoria del Pesce – “ritiro” prima di parlare. Ritiro talmente pensoso che siamo tornati qualche sera fa prima di scriverne. Al solito però procediamo con ordine…

Il nome: quanto mai azzeccato, un po’ per la vicina Villa Lazzaroni (sede anche di una piacevole arena estiva), un po’ per il richiamo partenopeo del popolino napoletano così battezzato qualche secolo fa e che subito proietta l’immaginazione verso la pizza neapoletan style.

L’ambiente: tra il rustico e l’informale. Qualche mobile in legno e i tavoli in ferro battuto lo riempono. La grossa lavagna a parete – e che recita storie ed eventi all’occorrenza, antipasti e pizze del giorno – ricorda negli intenti le abitudini della Gatta (anche se lì le lavagne sono due e mignon rispetto a questa!). E dunque pure qui la percorri e la ripercorri – da sinistra a destra e da destra a sinistra – alla ricerca del “da non perdere” del giorno. Ma poi mentre sei lì concentrato tra lavagna e carta realizzi che c’è qualcosa che ti disturba, ma cosa?! Ah si, il rumore di fondo come dalla gemella monteverdina del resto. Possibile che un locale tirato “a nuovo” or ora non si curi dei pannelli anti-rumore? O ci sono ma non fanno effetto? Vabbè, diciamo che subito dopo scorgi  tracce di Sorbillo a muro e tiri avanti.

Pizza e sfizi: partiamo da questi ultimi. Supplì e crocchette di genere vario, come pure fiori, frittatine di pasta napoletane (quando è giornata), bruschette and so on. Notevoli le crocchette di patate, pecorino e menta come pure il supplì all’arrabbiata (panature eccellenti sia per la crocchetta sia per il supplì) e i fiori di zucca.

Troppo asciutti  per i nostri gusti  il supplì classico e la versione gricia. Il primo a dirla tutta  non abbastanza “ardente” all’interno come ci piace. 

Ma veniamo alla pizza. Che sia napoletana si è capito: l’intenzione è sostenuta anche dall’uso di opportune miscele di farina. Lievito madre e- ripetizione di termini inevitabile – lievitazione lenta, neanche a dirlo, più breve cottura in forno a temperatura altissima.
Abbiamo pescato tra rosse, bianche e schiacciate la margherita – nelle versioni parmigiano e non – quella nduja e pomodori secchi, con melanzane e  fumo verde (bufala affumicata, zucchine ripassate e speck). Impasto profumato e morbido non c’è che dire, tra i migliori in città, e ingredienti di prima qualità; da rivedere invece secondo noi il livello di condimento sulle pizze (specie sulla margherita tradizionale) che eccede in ricchezza e ne mina la digeribilità. Su alcune anche l’imponenza del cornicione lascia il segno. Ma come non lasciar parlare una sequenza di istantanee…

Arriviamo al servizio: lento, disattento e scoordinato.  La filosofia “il cliente ha sempre ragione o quasi” deve aver fatto le valigie a casa Lazzaroni. Si inizia con difficoltà di comprensione sulle birre disponibili. Si prosegue con tempi biblici di attesa: circa un’ora per avere la pizza a tavola o per scoprire che gli ingredienti per quelle ordinate sono finiti (ci è successo con le olive su una del giorno). E poi come se non bastasse arrivano pizze non richieste, perlopiù in tempi diversi e con colpe “a carico del destinatario”: ma un sano dubbio che sia stata presa male la comanda no? La prima volta ci siamo detti che la novità dell’apertura domenicale poteva averci messo lo zampino, ma al secondo tentativo le scene si sono ripetute pari pari. Ancora un caso dunque?

Birra: tre tipologie disponibili alla spina, meglio la selezione italiana ed estera di artigianale in bottiglia.

Conto: anche qui stile Gatta sui 20€ a testa. Materie e lavorazione si sentono.

Non resta che stare a vedere come cresceranno i Lazzaroni…

Le nostre pagelle:

  • Ospitalità 5
  • Ambiente 6
  • Mescita 6,5
  • Antipasti 7 (supplì tradizionale 6,5)
  • Pizza 7,5
  • Dessert non provati

Prezzo:

  • Pasto: 20€ (margherita 7,50€, altre pizze 6,50€-12€, supplì 2€, dolci 4,50€-5,50€, birra 0,25cl 4€)

In Breve:
A tutta Napoli! 

Informazioni pratiche:
Sito web: non disponibile
Indirizzo: via Tommaso Fortifiocca 68/70, 00179 Roma (come arrivare)
Orario: solo la sera (chiuso il lunedì)
Tel. 06.7811772 

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