Delle volte, l’unica cosa di cui si ha veramente bisogno è il silenzio.
La pace.
Il fuggire da quel costante “bla, bla, bla” (cit.) che ci passa vicino.
Quel chiasso informe, fatto di voci costanti e confuse che, passando per la tua testa, ha la chiara pretesa di entrarti lentamente dentro. Confondendoti.
Delle volte, passeggiando per Campo dei Fiori, è questa la sensazione che ho provato. Di insofferenza manifesta verso quella calca che soffoca la bellezza del luogo. E che ti si appiccica addosso violentemente.

Il trucco, talvolta, è scappare via.
E’ trovare una via di fuga.
Un posto che ci assomigli di più e che sia capace di prendersi cura di noi.
In questi casi, solitamente, decido di incamminarmi su via dei Giubbonari.

Una strada che, in fondo, segna il confine tra due anime di Roma. Quella dichiaratamente più turistica e quella un po’ più di nicchia.
Fatta di arte, di storia molto dolorosa (vedi Ghetto Ebraico, non molto distante da qui) – e di rispettoso silenzio.

Via dei Giubbonari è una via stretta, completamente incorniciata da fieri e alti palazzi antichi e piccoli negozietti colorati.
Si trova veramente un po’ di tutto su questa strada.
Dall’abbigliamento (low cost e non) alla ristorazione, passando per l’interior design.

Su questa strada ho spesso trovato, senza cercarli, messaggi infinitamente importanti.

“La felicità è reale solo se condivisa”.

Quanta verità!

Per chi avesse voglia di staccare un po’ la spina, imperdibile l’emporio “Tiger”. Dove si possono trovare:

  • oggetti utilissimi
  • oggetti bellissimi ma dalle funzionalità discutibili
  • cibi dal package estroso e originale.

Tutte le volte che entro da Tiger mi viene in mente quanto importante sia il superfluo nella vita delle persone. E quanto necessario sia, delle volte, buttarsi nell’irrazionalità di fare/dire/acquistare cose di scarsa utilità ma grande valore emotivo.
Dopo averle viste in esposizione, ad esempio, mi sono chiesta come avessi potuto vivere tutto questo tempo senza delle pietre decorative colorate a forma di cuore.

La verità è che anche trovare della poesia in oggetti apparentemente inutili è un grande esercizio di stile per una vita più felice.
Non trovate?

Non so voi, ma per quanto mi riguarda, il momento migliore della giornata per concedersi dei cibi goduriosi è attorno alle 11 della mattina. Quando l’effetto brekkie sta lasciando il posto all’italianissimo appetito pre-pranzo. I romani amano chiamarla “seconda colazione”.

Ecco, se passate su via dei Giubbonari intorno a quest’orario, vi consiglio vivamente di imboccare Via dei Chiavari. Il profumo che sentirete improvvisamente su questa strada vi indicherà subito IL BUON MOTIVO per essere lì e non altrove.

E’ l’Antico Forno Roscioli. Una luogo che definirei “curativo”. La pizza alla pala qui è croccante ma delicatamente soffice allo stesso tempo, unta ma non troppo, cotta al punto giusto.
Vi consiglio di assaggiare quella rossa – senza mozzarella – in assoluto la mia preferita, ricoperta da pomodoro, un filo d’olio e origano.
Un boccone di questa “spendida creatura” ed è subito primavera.

Ma Roscioli è anche ciambelline al vino, torte e pane a tutti i gusti (alle olive, alla cipolle…).

Ogni volta che passo di fronte a questo storico panificio, non posso fare a meno di osservare la gente agguantare tranci di pizza appena sfornata.
Avete mai notato l’effetto benefico del buon cibo sull’umore della gente?
Mi sto convincendo che i carboidrati sono fonte di felicità. Ed è anche per questo che, probabilmente, noi italiani siamo sempre così autoironici e felici, nonostante l’universo sembri cospirarci contro.

A Roma, o forse solo per me in effetti, non è socialmente accettabile concludere un pasto – sia anche esso un banale spuntino – senza un piccolo dolce.
Poco lontano da via dei Chiavari, si trova la pasticceria De Bellis.
E se si trova proprio a Piazza del Paradiso, vi giuro, un motivo c’è!

Quelle piccole opere d’arte ricoperte di pasta frolla, crema pasticcera e frutta fresca sembrano dirti “Ehi babe, sono qui, che aspetti? Mangiami”!
E come non ascoltarle…

In questo piccolo angolo di Roma, che si sviluppa nell’incrocio di due strade, ci si potrebbe passare una giornata intera, semplicemente entrando e uscendo dai piccoli negozietti e botteghe artigiane che sembrano essere miracolosamente sopravvissute alla triste moda del “tutto uguale”.
Le vetrine di quei piccoli spazi espositivi, delle volte, generano bisogni inconsci. Come quello di acquistare e indossare una maschera di porcellana in stile veneziano.

Perché Roma, in fondo, è cosi’.
Meravigliosamente bella, vera e terribilmente illogica.
Tutto insieme.

I consigli di Tavole Romane per mangiare e bere in zona

Dar filettaro a Santa Barbara (filetti di Baccalà fritti) largo dei Librari 88
Antico Forno Roscioli (forno) via dei Chiavari 34
Roscioli Wine Bar
 (enoteca-ristorante pranzo/aperitivo/cena) via dei Giubbonari 21/22
Il Sanlorenzo (ristorante, pranzo/cena) via dei Chiavari 4/5
I  dolci di Nonna Vincenza (pasticceria siciliana) via Arco del Monte 98A
Gelateria del Teatro (gelato) Lungotevere dei Vallati 25 o via dei Coronari angolo vicolo San Simone
Bocca di Dama (spuntino, pasticceria) via Arenula 17
Renato e Luisa (ristorante pranzo/cena) via dei Barbieri 25
Prossima Apertura! Carapina (gelato) via dei Chiavari 

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