Rione Monti Roma

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E Asino d’oro fu! Dopo averne letto a lungo in ogni dove ci siamo finalmente decisi a sperimentare la cucina di Lucio Sforza.
Si si avete capito bene non avevamo ancora mai avuto il piacere di assaggiarne le creazioni, nè ai tempi in cui in terre umbre gestiva “La Volpe e L’Uva” nè quando “L’Asino d’oro” già risiedeva a Roma in zona Montesacro. Ci è voluto il trasloco nel Rione Monti e il tanto “rumore” che c’è stato sul web per l’occasione (Mr Puntarella più in inglese Katie ed Elizabeth per citare alcuni “blogger” tra i nostri preferiti) a farci incamminare!
Ma ora è con certezza e anche con rammarico che ammettiamo di aver perso tempo nel non esserci decisi primi. Certo una rondine (ops una cena!) non fa primavera (ops piena affidabilità di giudizio!), ma la sensazione che ci si trovi in un posto fuori dal comune è forte e non fatichi a credere che qui è primavera tutti i giorni. Ma dunque procediamo con ordine.
Il locale è nel cuore del Rione Monti, nel cuore di quell’affascinante dedalo di strade in sampietrini che proprio il cuore ti ruba ogni volta che ci capiti a passeggiare. Due vetrate senza pretese e incorniciate da ferro battuto su strada: riconosci che sei arrivato perchè si intravede un volto opaco d’asino (su vetro). Il menu esposto in una bacheca accanto all’ingresso lascia già presagire che qui la cucina ha un’anima tutta sua. Superata la porta che separa l’Asino d’Oro dal resto del mondo ti infili in uno spazio tanto semplice quanto rassicurante. Lungo bancone a sinistra e un paio di tavolini in legno chiaro con sedute rosse a destra che corrono lungo la parete: volti l’angolo e arrivi nella saletta principale dove i toni diventano gialli passando per un piccolo spazio “blu”. Diverse lampade a tronco di cono scendono in fila giù dal soffitto sui tavolini. Le pareti sono bianche e nude; chissà se è una scelta o stanno finendo di arredare.
E veniamo all’offerta. Tutto è raccontato dalla carta che cambia settimanalmente. Carne e pesce, tradizione e creatività: tutto si fonde e viene fuori una cucina accattivante. Quando sei lì che studi il menu, prima di lanciarti nelle ordinazioni, ti domandi se quelle svariate combinazioni in cui dominano i sapori forti – di terra e di mare – non siano degli azzardi. Qualche minuto dopo ne realizzi invece la “leggerezza” e l’armonia di gusti e consistenze.
Oltre che a cena l’Asino d’oro resta aperto anche a pranzo e propone un interessante pasto completo a 12 euro: qui il simpatico racconto dei Fooders sul “pranzetto”!
Il servizio è rimasto sempre affabile, gentile ed efficiente seppur messo alla prova dalle nostre mille domande e richieste. E’ invaghito delle creazioni della casa e il pathos arriva tutto quando racconta il menu.
Ricca cantina con ricarichi medio-bassi e disponibilità anche di alcune buone bottiglie di birra artigianale.
Il nome del locale non inganna! Quello che Lucio Sforza crea è – a nostro parere – una autentica e mutua trasformazione delle materie genuine di territorio in creazioni originali che ne valorizzano anima e sapori.
Il tutto reso con un lodevole rapporto qualità-prezzo: speriamo che il trasferimento a Monti non si ripercuota sui costi al pubblico, per ora rimasti sostanzialmente fedeli a quelli della precedente sede.

Le nostre pagelle:

  • Ospitalità 7,5
  • Ambiente 7
  • Mescita 7
  • Cibo 7,5
    • Antipasti 8
    • Primi 7,5
    • Secondi 8
    • Contorni non provati
    • Dessert 7,5        in salita di 0,5 (↑)
    • Pane 7                 in salita di 1 (↑)

Prezzo:

  • Pasto: 35€ (pranzo a 12€ con menu fisso dal martedì al venerdì)

In breve:
♥ Metamorfosi in tavola!

Informazioni pratiche:
Sito web: http://www.lasinodororoma.it/ (in costruzione)
Indirizzo: via del Boschetto 73, 00184 Roma (come arrivare)
Orario: martedì-sabato 12:30-23:00, lunedì sera aperto a partire dal 10 maggio 2012 fino a inizio settembre (chiuso domenica e lunedì a pranzo) mar-gio 12:00-22:00, ven-sab fino alle 23:00 dom 12:00-15:00 (chiuso domenica sera e lunedì) [aggiornamento di aprile 2012]
Tel. 06.48913832

…dalla nostra esperienza:

A parte un pensiero “dovuto” all’allegra e chiassosa compagnia con cui abbiamo mangiato e bevuto, non togliamo spazio ai piatti… Via allora con citazioni e foto!

Citazioni dalla cucina:

Antipasti: la cosa che più ci ha conquistato. Siamo stati accolti da un appetizer offerto dalla casa, un provvidenziale (vista la fame!) crostino di pane con crema di fave secche e scaglie di pecorino. Abbiamo poi proseguito assaggiandone di svariati e nessuno ha deluso: alici dissalate su carciofi alla mentuccia, gustoso e tenero polpo in tegame con fagiolini (bonus agli invitanti colori del piatto), budino di asparagi con crema di fagioli e mandorle condito con un profumato olio extravergine e dulcis in fundo una “commovente” spuma di aringhe su arancia zuccherata. A menu anche altre comparse interessanti (almeno a giudicare dai nomi): baffo (alias guanciale arrostito, speriamo di non sbagliare!) alla salvia e aceto, insalata di faraona in agrodolce e fegatelli al muffato. Ma vista la variabilità del menu tra poco sarà già tempo d’altri piatti!

Primi: anche qui i livelli restano alti. Parliamo praticamente di pasta fatta in casa. Assaggiati i tagliolini con calamari e blu di pecora, la lasagna di pane con ricotta e cicoria e i lombrichelli con pesto di broccoli, carciofi e pinoli. Tutti i piatti ci hanno convinto per cottura, armonia degli ingredienti e resa complessiva dei sapori. 

Secondi e contorni: non provati in questa occasione. Anticipiamo però che anche qui gira sia carne (c’è molto di “aia” e interiora) sia pesce combinati in modo ricercato con altri ingredienti. Tutto attrae nel legger la carta e a vedere cosa portano in tavola. Per dare un’idea: baccalà in umido con cipolle e uvetta, coniglio al buione con pinoli, filetto di maiale con colatura di acciughe e capperi, animelle al vin santo…questa una parte di ciò che non abbiamo assaggiato e a cui bisognerà render giustizia!

Dessert: il menu dedicato propone alcuni dolci preparati dallo chef e altri “secchi” provenienti dalla pasticceria di Francesca Romana Colletti realizzati appositamente per l’Asino d’Oro. Dai primi abbiamo pescato un ottimo tiramisu di pane (originale e ben riuscita l’idea), una vellutata di fondente e cannella “da urlo”, più budino di salvia e menta e spuma di mele cotte al forno. Ben fatti e apprezzabili gli ultimi due ma tiramisù e vellutata “tagliano i 100 mt” in netto vantaggio a nostro parere. Buona anche la pasticceria secca di cui abbiamo provato i classici biscotti.

* Immagini realizzate da Tavole Romane, pubblicate sotto una Licenza Creative Commons

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