Aggiornamento del precedente articolo che consigliamo di leggere per una vista d’insieme su questa Tavola e per le informazioni pratiche.
L’occasione per tornare è quella di una cena con cari “parenti buongustai”, alcuni in visita da Salerno. Vogliamo far provare loro sapori laziali e qualche piatto romano reinterpretato…in cui ricordavamo che Il Quinto Quarto si sapesse destreggiare al meglio…
La visita si riferisce a sabato 23 ottobre 2010.
Cosa c’è di nuovo?
Apriamo con un elogio al rinnovato menu – almeno rispetto alla nostra precedente cena – in cui abbiamo notato nuovi e interessanti piatti.
Ci siamo fatti tentare dalle novità nella scelta degli antipasti: caponatina di melanzane con tuorlo fritto e degustazione con variazione di quinto quarto (bruschetta con mousse di trippa, polpetta di coda alla vaccinara e salamella presidio slow food). Alte le aspettative, deludente la nostra esperienza: entrambi gli antipasti non si faranno ricordare…il primo per mancanza di personalità nei sapori…il secondo per le porzioni ridotte.
E con le paste asciutte la tendenza non si è invertita. Quei prelibati primi piatti che ci avevano incantato – a metà tra la romanità e l’estro – non sono apparsi come quelli di qualche mese fa. Abbiamo riprovato sia la carbonara sia la gricia con pere, realizzate ambedue con paccheri anzichè con casarecce e tagliolini come nella precedente visita. Entrambe le cotture erano a nostro gusto “passate” e la crema della carbonara si era ristretta al punto da far sentire la pasta “collosa” nel suo insieme. E da quella che è considerata una delle carbonare migliori di Roma non ce lo aspettavamo…neanche come defaillance di una sera. Il tipo di pasta? Qualche imprevisto nelle materie prime? Cambio di chef? Certo una serata non è sufficiente per stravolgere un giudizio…ma il dubbio sulla tenuta dell’offerta sorge (ci auguriamo non sia così).
Dai primi direttamente a un fine pasto in dolcezza: confermiamo un giudizio “luci e ombre”…su un piatto della bilancia un’ottima crostata con visciole…sull’altro un tiramisu secondo noi da dimenticare per consistenza e sapori.
Dall’interessante carta dei vini – incentrata su etichette laziali – la scelta è andata su un pregevole Cesanese Sigillum (23€).
In discesa il servizio che ci è parso lento e disattento a dispetto dell’efficienza dello scorso “giro”.
Insomma le critiche non sono poche – perde infatti qualche punto nelle nostre pagelle – ma ciò non toglie che nell’insieme rimanga per noi un valido indirizzo, sopra la media delle osterie romane.
Ricordiamo che all’ora di pranzo il locale veste anche i panni della cara e vecchia cirioleria romana.
E ora qualche scatto di primi e dessert che nel precedente articolo mancavano.
– paccheri alla carbonara –
– crostata di visciole (porzione non intera) –
– tiramisu –
Pagelle e prezzo:
Per consultarli seguite questo link al precedente articolo. Sono evidenziate le variazioni a seguito dell’ultima visita.
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