Felice a Testaccio è innegabile e automatico sinonimo, a Roma, di cacio e pepe. Nella testa di chi c’è stato, in quella di chi ne ha sentito parlare, o ancora nella mente di chi anela a mangiare una delle migliori cacio e pepe della città e dunque cerca, ricerca e approda inevitabilmente qui.

Posto permettendo, visto che il locale è praticamente sempre stracolmo. Soprattutto per cena e nel fine settimana: occorre prenotare con diversi giorni di anticipo, a meno di non voler mangiare verso le 19-19:30, cosa almeno per noi impensabile. Ma la difficoltà di accaparrarsi un tavolo affonda le radici nel passato! E’ di fatto un percorso a ostacoli nato con il leggendario Felice Trivelloni, capace di allontanare i clienti anche a locale apparentemente vuoto per lasciare spazio a persone del quartiere, facchini del mercato e muratori.

E dal 1936 di cacio e pepe a modo suo Felice e le generazioni a seguire ne hanno preparate a iosa.
Cosa ha di speciale qui questo piatto? Per chi non lo sapesse o per chi volesse ricordarselo: oltre al sapore e alla consistenza praticamente sempre riuscita della cremina di cacio che avvolge la pasta, la preparazione che viene terminata direttamente al tavolo dai camerieri. Arrivano, poggiano il piatto e cominciano a girare e rigirare la pasta con una bella montagna di pecorino in testa finché il liquido sul fondo non diviene parte integrante della magia puntando ad amalgamazione completa. Vedere il video a inizio post per credere.

Felice a Testaccio - Spaghetti alla Felice

Dunque una volta, prima o  poi, qui bisogna transitarci se si è amanti o perlomeno curiosi della materia. E, aggiungiamo noi, non solo per la cacio e pepe. Felice è una sorta di istituzione della cucina romana che ne tramanda nel tempo anima e tradizioni. Per cui ci si muove su un menu fatto di antipasti, primi, secondi e contorni romani, neanche a dirlo, corredato di qualche piatto del giorno che segue le stagioni. Qualità indiscussa e livello di realizzazione pure.

In trattoria moderna nella forma, non da buiaccaro per capirci, come l’abito del locale chiaramente suggerisce. Ambiente curato, devoto al legno scuro e con riconoscimenti più testimonianze di visite celebri a parete.

E di celebre qui passato, giusto per usare il gancio, colpisce quanto Roberto Benigni, cliente del locale da quando era ancora in cerca di fortuna, ne dice:

Felice è un uomo onesto, bravo e giusto e quando morirà (a tutti tocca) ci sarà in Paradiso un gran trambusto. Pure gli angeli perderan la brocca. Cristo lo accoglierà con grande gusto. Lo abbraccerà con l’acquolina in bocca e gli dirà, in mezzo a quel presepe “E vai Felì, facce ‘na cacio e pepe!”

Ecco, in mezzo a cotanta fama e “storia” della cucina di Roma qualcosa che ci piace meno c’è e non possiamo fare a meno di dirvelo: il servizio, che secondo noi oscilla troppo spesso tra l’informale e il distaccato. Giusto un esempio dall’ultima visita: per ordinare il vino ci dicono di aspettare la sommelier, cosa che in trattoria non ti aspetti. Scelti dei vini al calice (tra le limitate opzioni) questi però arrivano già versati, senza mostrarne la bottiglia. Ma da Felice si viene per altro e queste possiamo considerarle sbavature…

Per il resto il post vuole giusto essere un omaggio a Felice a Testaccio, che con le sue maniere ha arricchito la tradizione gastronomica della città. Per non star solo a inseguire le nuove aperture… di qualità, ovvio! E soprattutto per non dimenticare.

Immagini e video: Tavole Romane

Felice a Testaccio

Sempre aperto, pranzo e cena

30-40€

06 574 6800

Via Mastro Giorgio 29, Roma

Felice a Testaccio

Via Mastro Giorgio, 29, 00153 Roma, Italia

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